"The Huntress" Cap. IV e V

                                              

                                                       Capitolo IV



Tolosa, Francia - 10 febbraio 2018
Place du Capitole, Brasserie "le Bibent": accomodate ad un tavolo all'esterno del locale, tre ragazze consumavano una gustosa cena a base di carne nella piazza centrale di Tolosa. Di queste una vestiva in maniera più elegante delle altre, lunghi capelli castani raccolti in una coda, portamento di classe. Di fronte a lei sedeva la cacciatrice, con addosso abiti comuni ma che risaltavano molto la sua femminilità - a differenza di quello che indossa di solito. Gli occhi color ambra vagavano dalla persona al lato opposto del tavolo all'altra seduta accanto a lei, che sembrava mangiare in maniera quantomeno sgraziata; Furaha - nome scelto dalla cacciatrice quando la ricevette in dono in forma di peluche - dalla pelle color caramello e i capelli ondulati a formare una sorta di criniera, mangiava con estremo gusto, senza troppo badare alle apparenze. Dagli altri tavolo qualcuno lanciava occhiate torve osservando le movenze di Furaha, scuotendo la testa infastidito. Di tanto in tanto, Diamond sussurrava all'amica di ricomporsi, senza sortire granché effetto. La cacciatrice era però più intenta ad ascoltare le parole della professoressa di storia antica della prima università cittadina.

Diamond e Furaha avevano intrapreso un lungo viaggio, prima in aereo poi in auto, per raggiungere quella persona per un motivo molto particolare: la professoressa Grace Martin aveva studiato per anni l'angelogia nelle culture antiche, ed era ritenuta la massima esperta a livello europeo. La cacciatrice aveva da sempre avuto una passione per gli angeli, infatti diversi oggetti di uso comune che usava quando viveva con i suoi genitori avevano le creature celesti come motivo predominante. In ogni altra circostanza prima degli eventi appena verificatisi, avere la possibilità di incontrare un'esperta del genere sarebbe stato estremamente piacevole per Layla, ma non questa volta. La ragazza ascoltava attentissima le risposte della professoressa alle sue domande, cercando di non perdere una singola parola da ella proferita.

"Che mi sa dire degli umani ascesi al rango di Custodi?" domandò Diamond.
"Secondo alcune culture" esordì Grace "la morte terrena viene seguita immediatamente dal giudizio divino. Sono estremamente pochi quelli che, giudicati meritevoli, continueranno ad operare sul piano materiale con una diversa natura, quella angelica, per l'appunto." Trasse un sorso di una bevanda calda, quindi riprese "Molti esperti ritengono che i Custodi siano una classe di angeli minori, e che non sia possibile per un umano ascendere a tale status."
"Hum… ragionando per assurdo: se io fossi certa che un uomo ha raggiunto lo status di custode - Furaha siediti composta! - lei crede ci sia un modo per mettermi in contatto con tale entità?" Gli occhi ambrati della ragazza non nascondevano la convinzione impressa nelle sue parole, e la vorace curiosità.
"A dire il vero esistono molte ipotesi a riguardo." Portò l'indice destro alle labbra, rimanendo assorta in alcuni pensieri per qualche attimo, probabilmente richiamando alla mente antiche nozioni, quindi continuò "Credo che la teoria più controversa, ma allo stesso tempo una delle poche con diverse testimonianze di successo, sia quella di Edward Kelley, un alchimista del sedicesimo secolo. Pare che insieme all'amico e collega John Dee fossero in grado di comunicare con gli angeli tramite una sfera di cristallo, la quale andò perduta negli ultimi anni della sua vita e non fu mai più ritrovata. Un testo antico ancora non confermato come autentico riporta che un demone di nome Abigor abbia sottratto tale artefatto per evitare che gli uomini potessero allearsi con gli angeli in previsione di una probabile apocalisse."

Diamond ascoltò tutto con grande attenzione, e terminata la cena ringraziò la giovane professoressa e con Furaha fecero rapidamente ritorno in albergo. La prima cosa che fece arrivata nella loro stanza fu annotare tutte le informazioni ottenute sul suo diario, quindi passò la notte a cercare informazioni su Kelley, Abigor e la sfera. Furaha, che osservava l'amica lavorare, sbuffava annoiata e passò il tempo facendo, disfacendo e rifacendo in un altro modo una treccina alla cacciatrice.

Il giorno seguente Diamond lo passò nella biblioteca dell'università. Sapendo che Furaha si sarebbe annoiata a morte le concesse di esplorare la città, dandole appuntamento la sera alle 21 in albergo. La mutaforma quindi prese dei soldi e si allontanò, lasciando l'amica tra i libri - che noia!

Da quando Furaha ricevette il soffio della vita, aveva subito provato un fortissimo affetto per Layla: in qualche modo aveva piena memoria di tutti i momenti in cui la ragazza, sorpresa dalla solitudine, abbracciava il peluche e le confessava la sua tristezza. Senza alcun dubbio avrebbe dato volentieri la vita per Diamond, esercitando fedeltà incondizionata. Questa era la prima volta che si trovava da sola, e anche se la cosa non le piaceva più di tanto, trascorse una piacevolissima giornata visitando la città Rosa e mangiando gelati. Nelkhael le aveva donato l'intelligenza e la curiosità di una ragazza di vent'anni ed il carattere neoplasmato della mutaforma si arricchì subito di curiosità ed entusiasmo. Le piaceva scoprire il mondo, non sui libri ma direttamente vivendo volta per volta nuove esperienze. Era molto semplice di carattere, sempre sorridente. Inoltre, la sua figura slanciata, alta e dal fisico asciutto, attraeva gli sguardi di chiunque la incrociasse nel suo passeggiare.

Di ritorno da un'interessante visita alla Citè de l'Espace, Furaha ritrovò facilmente la via per l'albergo. La camera era però vuota, senza segni di effrazione. "Strano", pensò la mutaforma, "Lally-Lally non è mai in ritardo". Attese un'altra ora, ma ancora non vi fu traccia della cacciatrice. Furaha, sempre sorridente, si incupì. Senza perdere altro tempo spalancò la borsa da viaggio della amica e prese gli abiti che la ragazza aveva indossato il giorno prima; li annusò per bene, memorizzando l'odore della cacciatrice, quindi uscì di corsa seguendo il suo potente odorato. Pesanti nuvoloni neri minacciavano un imminente acquazzone, quindi la ragazza cercò di fare il prima possibile per evitare che la pioggia cancellasse le deboli tracce dell'amica. Correndo per le vie di Tolosa, la ragazza dalle pelle color caramello giunse nuovamente alla biblioteca dell'università. Era ormai chiusa al pubblico da tempo, ma Furaha era sicurissima di avvertire l'odore di Layla all'interno; cercò quindi un modo per entrare.

La cacciatrice era allo stremo. Aveva scoperto un'ala nascosta della biblioteca dietro un gruppo di scaffali, separata dall'ala principale da un portale dimensionale, e per tutto il pomeriggio aveva studiato enormi tomi mai letti alla ricerca di informazioni utilissime per la sua ricerca. Ogni biblioteca che si rispetti nasconde dei segreti, e non era mai stato un problema per Diamond scovarli.
L'entusiasmo per la sua scoperta non le fece notare che due demoni minori, avendo posseduto due umani, la stavano pedinando. Appena entrarono anche loro nell'ala proibita, Diamond riuscì solo a disegnare un cerchio di sale per terra e saltarci dentro, prima che gli artigli delle bestie potessero raggiungerla. Cercò gli abiti alla ricerca delle sue armi sacre, ma le aveva riposte nella sua inseparabile borsa con i "trucchi del mestiere" che era rimasta fuori dal cerchio; non aveva modo di combattere i demoni. Uno dei due iniziò a tempestarla di domande, principalmente cercando di scoprire la località segreta di Nelkhael che solo lei era riuscita a rintracciare. Perché i demoni lo cercassero era per lei un mistero. Avevano spento la luce, cercando di fiaccare lo spirito della cacciatrice; in fondo, loro, avevano tutto il tempo del mondo. La situazione era disperata.

Un ruggito interruppe le domande di uno dei due mostri: seguì un urlo prolungato, pregno di dolore, che si strozzò dopo qualche attimo ristabilendo il silenzio che si conviene a tale luogo. L'altro demone corse ad accendere la luce e la cacciatrice vide distintamente una leonessa dalla grande corporatura riversa sul corpo senza vita del primo; la gola di questi era stata lacerata dagli artigli dell'animale, che ora puntava coraggiosamente verso l'altro demone. Diamond non perse l'occasione per rotolare di lato, silenziosa e precisissima, per raggiungere la borsa, dalla quale trasse in un unico movimento fluido del braccio la lama immersa in un fodero pieno d'acqua santa. Si avvicinò alle spalle del demone, che fronteggiava la fiera leonessa, avvicinò la punta della lama alla nuca di questi, provocandogli, al solo tocco, una bruciatura nerastra. "Grazie Furaha, mi hai salvata." Esclamò la cacciatrice sorridendo all'amica, quindi avvicinò le labbra all'orecchio del demone terrorizzato, sussurrandogli:


"Adesso sarai tu a rispondere a qualche domanda"






                                                   
                                      Capitolo V




Stratford-upon-Avon, Inghilterra - 15 febbraio 2018
"Parlami un po' di questo Garret", sussurrò Furaha, guardandosi attorno mentre percorreva a piedi, con la sua unica amica, una stretta stradina in discesa tra due serie di palazzi.
"Che dire, è stato uno dei miei tre maestri del soprannaturale" rispose Diamond, le mani nelle tasche del cappotto. "Quello della teoria, per essere precisi. E' un uomo anziano, nessuno conosce con precisione la sua età né molti dettagli del suo passato. Ha un negozietto di libri proprio qui in città, anche se in segreto il suo ruolo è quello di formare e supportare i giovani cacciatori".
"Sembra simpatico, non vedo l'ora di conoscerlo".

Furaha si era adattata perfettamente al suo nuovo corpo. Del resto, come più volte le aveva fatto notare scherzosamente Diamond, ogni ragazza avrebbe voluto un fisico come il suo. Sebbene sotto il cappotto indossasse semplici jeans e maglietta, la silhouette alta e slanciata della mutaforma le conferiva una femminilità naturale che saltava subito all'occhio. Inoltre il carattere spontaneo e solare di Furaha stava lentamente conquistando anche il cuore della fredda cacciatrice, che per anni aveva combattuto l'oscurità contando solo sulle proprie forze. 

Layla condusse Furaha per le stradine di Stratford a passo svelto, senza esitazione: aveva impresso nella mente il percorso esatto che le avrebbe portate al negozio di Garret. Mentre camminavano l'una accanto all'altra, l'istinto affilatissimo della cacciatrice le fece percepire la presenza di qualcosa di oscuro; forse l'aura di un demone o di un'altra creatura della notte. Non riusciva, però, a capire dove fosse. Prese sotto braccio Furaha, premendo appena con le dita sulla manica del cappotto della mutaforma. Furaha capì subito, e, senza smettere di camminare, chiuse gli occhi alzando appena il mento sottile, concentratissima nell'usare il suo potente odorato. Non le fu difficile individuare il pedinatore; molto rapidamente prese la mano sinistra della cacciatrice nelle sue, la pose col palmo rivolto verso l'alto e tracciò alcuni segni con l'indice: un codice semplice ed efficace che Layla le aveva insegnato. Senza esitazione, Diamond estrasse una fialetta scura dalla tasca interna del cappotto. La strinse tra le mani, alzando lo sguardo su Furaha.
"Sei pronta?" sussurrò, prima di tirare la fialetta al suolo, innescando così una reazione che produsse in pochissimi secondi una cortina di fumo in continua espansione tutt'attorno alle due. Un uomo alto, con lunghi capelli castano scuro ed un impermeabile nero si precipitò verso la nebbiolina artificiale, uscendo così dal suo nascondiglio. Prese a tossire, nervoso, menando fendenti alla cieca con un pugnale dalla lama scura nel tentativo di colpire uno dei suoi bersagli, ma, quando pochi minuti dopo il fumo si diradò trasportato dal vento, l'uomo capì di essere da solo nel vicolo. Le ragazze erano sfuggite.

"Uhhh!!! Che puzza!" esclamò Furaha facendo una smorfia.
"Sei stata bravissima lassù." Disse Diamond sorridendo, mentre scendeva la scala a pioli. "Tappati il naso, abbiamo ancora un po' di strada davanti a noi".
Le due erano fuggite nelle fogne attraverso un tombino, sparendo così nella cortina di fumo. Avevano già provato una fuga in questo stile, anche se metterla in pratica è stato leggermente più difficile del previsto. Proseguirono su uno stretto camminatoio che costeggiava un fiume di liquami, imboccando diverse svolte che costituivano un vero e proprio labirinto sotterraneo scarsamente illuminato. Anche qui Diamond sapeva perfettamente come muoversi. Nel giro di trenta minuti circa erano ai piedi di un'altra scala a pioli in metallo. Diamond esitò solo un attimo prima di precedere la propria amica e arrampicarsi verso l'alto; una volta in cima, spalancò la botola che le separava dalla superficie e condusse Furaha in una stanzetta buia. Tutti i cacciatori discepoli di Garret sapevano che dalle fogne di Stratford si poteva accedere direttamente al negozio dell'uomo, tramite una scala protetta da ogni tipo di rune, incise astutamente sotto i pioli. Inoltre per aprire la botola si dovevano ruotare due manovelle in un certo modo, altrimenti una scarica elettrica ad altissima tensione avrebbe percorso la scala metallica in pochissimi secondi.

La stanzetta buia era spoglia, e a parte l'accesso alla botola possedeva solo una porta chiusa. Diamond si avvicinò silenziosamente alla porta e picchiò cinque volte. Attese e i tre "toc" di risposta non tardarono ad arrivare. Bussò due volte ancora, e la porta si spalancò, rivelando un sorridente uomo panciuto, con una lunga barba bianca e pochi capelli nascosti da un cappello antico. L'uomo dalle guance rubiconde abbracciò Diamond che sorrise ricambiando il gesto affettuoso.
"Il mio più grande capolavoro, la mia allieva prediletta!" esclamò l'omone sorridente.
"Garret, che bello vederti! Hai anche perso peso" aggiunse la ragazza.
"A dire il vero no, ma le tue bugie sono sempre dolce miele per questo anziano libraio. E chi è questa splendida ragazza? Un'apprendista cacciatrice, forse?"
"Piacere signore, mi chiamo Furaha" disse la mutaforma sfoggiando un largo sorriso.
"Furaha… bel nome, significa "felice" in swahili" aggiunse l'uomo sorridendo "Io sono Garret Konbond, benvenuta nel mio umile negozio".

Il negozietto di Garret era molto pittoresco: varcata la porta principale ci si ritrovava, scendendo pochi gradini, in un ampio salotto a base circolare, con scaffali pieni di libri sistemati senza un ordine apparente. Nella parte superiore del salotto alcune poltrone dall'aspetto raffinato si raccoglievano attorno a piccoli tavolini rotondi davanti ad un caminetto, al fianco del quale si trovava un piccolo mobile con tè e biscotti. L'odore di libri antichi e il profumo del tè permeavano l'aria, rendendo tutto molto accogliente ed intimo. Sulla facciata esterna un cartello di legno appeso per due catene ad una staffa di ferro ondeggiava cautamente al vento, portando il nome del negozio in lettere gotiche impresse a fuoco: "il Forgiatore di Storie". Al posto del bancone la cassa poggiava su una grande incudine di ferro nero, che a dire il vero stonava un po' con il resto dell'arredamento.  Chi se ne intende di misticismo però può subito capire che l'incudine nasconde non pochi segreti che l'altro proprietario del negozio custodiva da tempo.

Garret fece accomodare Diamond su una poltroncina, sedendo di fronte a lei - mentre Furaha si avvicinò subito ai biscotti e con fare distratto ne fece man bassa, felice. Garret osservò Diamond per qualche attimo, quindi esordì:
"Grazie per essere venuta, Layla. Conosci il perché ti ho convocata qui, vero?"
"La mia ricerca di Abigor e la sfera di Kelley."
"Esatto." L'uomo accarezzò la barba con fare preoccupato, continuando il suo dire "avrai certamente notato che i demoni minori sguinzagliati alle tue calcagna sono in aumento da quando hai preso la decisione di recuperare la sfera per comunicare con gli angeli. Conoscendoti bene come ti conosco io so che sei a parte del motivo per cui le creature dell'inferno ti vogliono morta."
"I demoni non vogliono che un umano recuperi quella sfera: potrebbe venirsi a creare un'alleanza tra uomini ed angeli che porterebbe all'estinzione della stirpe demoniaca. Lo so, maestro, non sarà un'impresa facile." aggiunse Diamond pensierosa.
"Posso sapere almeno perché sei pronta a rischiare la tua vita per recuperare quel manufatto?"
Diamond esitò. Provava in parte vergogna per la risposta, che metteva a nudo la sua unica debolezza come cacciatrice. "Per amore" fu tutto ciò che disse.  
Garret, inaspettatamente, sorrise. Diamond lo osservò stupefatta: aspettava in lui una reazione completamente diversa, essendo stato un maestro alquanto severo. Invece l'uomo semplicemente sorrise.
"E' una buona risposta. Anche io alla tua età avrei fatto di tutto per la mia Margaret. Va bene, ti dirò dove trovare Abigor e come sconfiggerlo. Ma voglio una cosa da te in cambio"
Gli occhi di Diamond si illuminarono: "Chiedimi qualsiasi cosa, maestro"


"Torna da me sana e salva."






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