“Che bel sole!”
Mi stiracchiai felice osservando il cielo limpido e luminoso. Era un periodo nel quale bastava davvero poco a farmi comparire un sorriso sulle labbra. Grattandomi la pancia con soddisfazione mi diressi verso il salotto, dove, se la memoria non m’ingannava, avevo lasciato le sigarette la sera precedente.
Canticchiando e fischiettando lanciai i cuscini del divano in aria, cercando il pacchetto nascosto. Ero davvero di buon umore. Una nuova giornata meravigliosa era appena iniziata, e volevo goderne ogni istante. Volevo bermi ogni secondo di sole e fumarmi una sigaretta, ma il pacchetto non voleva saperne di saltare fuori. Quindi iniziai a cantare più forte, stringendo leggermente le labbra e irrigidendo un poco le guance.
“Trallallà, il pacchetto dove sta, chi lo sa!”
Fottuto pacchetto bastardo semivuoto dammi una maledetta sigaretta.
Trovato! Ehehehe! Non era in salotto, l’avevo lasciato in bagno. Già che c’ero, optai per una piccola sosta.
Poi mi lavai i denti, spazzolino, colluttorio, di nuovo spazzolino, di nuovo colluttorio, sciacquo, risciacquo, spazzolo senza dentifricio, terzo risciacquo. Tolgo il tappo del lavandino per pulire bene e togliere residui di dentifricio.
Splendido. Tappo del dentifricio bloccato nello scarico del lavandino.
“Trallallero trallallà che giornata che sarà, toglierò il tappettino dallo scarico del lavandino, trallallero trallalaaaà”, cantavo, cercando da qualche parte in quel maledetto bagno un accessorio utile alla causa. Optai per una piccola lima. Come un esperto scassinatore rimossi l’intruso dallo scarico del lavandino.
Sorrisi soddisfatto. L’impresa meritava una sigaretta.
Mi diressi verso la cucina. Essendo storicamente privo di accendini e rassegnato a restarne privo vita natural durante, le mie sigarette le accendevo utilizzando i fornelli.
Aprii la finestra per godermi quel bel sole. Squillò il telefono.
Seccatura. Andai a rispondere, lasciando la sigaretta appena accesa nel posacenere.
Non avevo più molta voglia di cantare. Mi tenne al telefono per quasi un ora, tempestandomi di parole per me prive di significato, ma sostanzialmente corrette. Non avevo opzioni di risposta. Tanto non avevo neanche la possibilità di controbattere. Fine.
La prima sigaretta della giornata se l’era fumata il mio posacenere. Ne accesi un’altra, non ne avevo molte. Questa, poi, era anche bagnata. Odio queste cose.
Iniziavo a riconsiderare l’idea di quanto bella fosse la giornata, tra minuscoli incidenti domestici minatori e telefonate affettivamente drammatiche. Avrei preferito la sveglia si fosse rotta e fuori avesse diluviato.
Ma io sono una fottuta cazzo di persona positiva, e nulla può intaccare il mio buon umore per più d’un quarto di cazzo d’ora. Adoro convincermene. Avevo un sorriso da Jocker, sperai non passasse Batman da quelle parti. Avevo voglia di fumare. Tornai in cucina, riaccesi il fornello, mi piegai e accesi la terza sigaretta della mattina. Era la terza cazzo di sigaretta che accendevo e, perdio, non ero ancora riuscito a godermene una. Nel far ciò scivolai su una misteriosa e anomala pozza di sostanze organiche(uova?). Cercai di restare in equilibrio, sostenendomi a…qualsiasi cosa. Col piacevole risultato che “qualsiasi cosa”cadde in frantumi a terra, lasciandomi d’un colpo senza bicchieri e piatti, ma compensandomi con un poco estetico ematoma intorno l’occhio destro. Provai a rialzarmi lentamente. Respirai.
“Cal-ma-ticazzo cal-ma-ticazzo”. Un istante, una frazione di secondi dopo, vidi una fiamma dietro la mia schiena tentare d’avvolgermi. Il mio fottuto cazzo di bastardo d’un pigiama a righe largo aveva preso fuoco col fornello acceso. Saltellai per casa gridando, cercando di sfilarmi l’indumento.
Mi sedetti a terra, con l’intenzione di non fare più nulla fino allo scoccare della mezzanotte.
Ma prima volevo riuscire a fumarmi una cazzo di sigaretta, era chiedere troppo?
Come non detto, era troppo. Avevo finito il pacchetto. Decisi che sarei uscito a comprarle, approfittando del bel sole per fare una bella passeggiata. E, già che c’ero, avrei comprato una scorta d’accendini per tutto il prossimo anno.
Zoppicando mi vestii, inforcai gli occhiali da sole per coprire l’occhio malridotto e uscii.
Scesi le scale.
Risalii le scale per prendere l’ombrello nell’appartamento. Cazzo, pioveva.
Magari, se mi fossi ricordato di prendere anche le chiavi di casa…e magari telefono e portafogli…
Io AMO affrontare le difficoltà con il mio ADORABILE, fottutissimo SORRISO.
AMO.