lunedì 31 marzo 2014

"Pensieri" di Daniele cacciato




I pensieri e la loro inquietante poesia del concreto.
 
Il viaggio "ad intra", l'introspezione, il subconscio.
 
Eppure l'irrequietudine è quel motore che spinge ad uscire dal 

centimetro quadrato in cui qualcun altro ci incatena.
 
Così come l'insoddisfazione.

Ma io voglio l'oltre.

Quel talento probo che consente di percepire fortemente 

l'esigenza della ricerca.

Il dubbio.

E ad ognuno il proprio specchio. Ad ognuno il proprio viaggio




                                                    "pensieri febbrili in una serata di fine Marzo al sapore di Propoli"







venerdì 28 marzo 2014

"Senza Senso" di Sonnie Demone Cuorleone (Silence)

Quanto senso può avere una lacrima
se di essa non se ne conosce il colore?
Luce spenta; illusione di una strada giusta
verso una vita che non ho..ma non ne sono a conoscenza.
Quanto senso può avere una lacrima
se non gusto il suo sapore?
Labbra cucite; attonita ogni cosa resta
inerme è colui che non ascolta e non vede..almeno credo.
A proposito.. dimmi quanto senso può avere una lacrima
se non sento il suono del suo cadere!
Udito soppresso; parole imprigionate dal vento
che le sbriciola portandosele via.."vivo" indifferito.
Quanto senso può avere una lacrima
se il suo odore non è fumo?
Olfatto e memorie; senzazioni illusorie di compagnia
fatta soltanto di ricordi..avvolti dal fumo.
Ma quando poi le lacrime
vengono cancellate dalle mie mani?
Mani ormai bagnate; macchiate di una colpa
troppo grande da sopportare..io che non sudo mai.
Che senso può avere la mia esistenza
se ad essa non do un'anima nè una forma?
Qual'è il senso di una vita a metà?
Vittima di me stesso..ma ancora non lo so.





Link Utili:
Pagina Facebook: Giuseppe V Albarano

domenica 23 marzo 2014

"Ritratto Leonardo Di Caprio" di Antonio Mura







"L' evasione, la strega, il carceriere e la scarpina di Cenerentola" di Paolo Tiberi

Ricominciare dopo la galera sembrava più difficile. Riprendere a vivere dopo un quinto di vita. 
Scusate, odio la matematica, ma volevo quantificare.
Poi, insomma, recludere uno come me significa rischiare di creare problemi alla società. I momenti di fuga erano classificabili sempre come atti vandalici. 
Sfracellare bottiglie contro auto in sosta, spaccare specchietti e finestrini. Rabbia repressa. Fuga dagli sbirri, ubriaco, su di giri, rischiando d'essere travolto bruciando i semafori rossi.
Donne a pagamento, meraviglia, scegliere modello e marca. Nazionalità confusa. Aggressioni.
Piacere.

Dalla prigione alla libertà, ma solo per un giorno al mese. Un giorno al mese di panico. Non poteva durare. Non sono una bestia, ma sono meno santo di quanto sia bestia. O più bestia che santo.
Rinchiudermi non è difficile, il problema sono le piccole evasioni.
Perdersi per strada, davanti il portone di casa propria, con una lei più ubriaca di me, ma che già ne ha abbastanza. Ma evidentemente non abbastanza per perdersi la notte di panico con l'uomo impanicato.
Cosa potrà succedere, avrà pensato. Ne ho viste tante, avrà pensato.
No, non ne aveva viste abbastanza. Non aveva visto me.
Mancavo ancora io.

E adesso, stupefacente! adesso che sono fuori da questo gabbio, ho perso numeri. O sono meno impaziente. O forse più impaziente. Oppure ho meno tranquillità, sai, la tranquillità che ti dona il sapere di aver comunque un rifugio assicurato, prigione o grattacielo poco importa. Una tana.
Tranquillità. 
Forse ho solo bisogno di tranquillità.
Cerco quegli occhi verdi di strega, quelli che mi fissavano all'altezza dell'ombelico, nella toilette della disco.
Sono stato innamorato di quel ricordo per anni. La più bella della mia vita. Saresti stata la mia fuga, tesoro. Ho sognato d'essere rapito da te, per tutto questo tempo. Speravo che t'avrei rivista, che m'avresti tirato fuori da questa gabbia.
Quella bocca.
Quel viso.
Quei capelli.
Se solo m'avessi detto "scappa, vieni via con me".
Scappai, ma fu una notte. La singola notte di fuga mensile. Come le altre, dunque. Ma allora, perchè ricordo solo te, perchè ricordo te come se vivessi nel mio cervello?
Una notte con te. Un mattino ad ammirarti, cercando di fissare indelebile la tua immagine nella mia mente.
Poi nulla. Solo il ricordo.

A volte è vero, è più rassicurante la prigione, la monotonia. Il supplizio. Tutto più rassicurante della fuga. 
E' triste che t'abbia cercato solo nei miei ricordi e negli occhi del carceriere.
Potevo scappare. Ho preferito la galera.
Pochi attimi di libertà, in un quinto di vita di clausura.
Ora ringrazio quella gabbia. Ringrazio il carceriere. Perchè se non fossi stato recluso, mai avrei assaggiato l'impeto terribile e la smania di vivere che ti dona la libertà. Specialmente quando provvisoria. Specialmente quando sai quanto poca te ne resta. Specialmente quando sei consapevole d'essere come Cenerentola, con unica differenza che 
nessuno verrà a riportarti
la tua scarpina di 
cristallo.




sabato 22 marzo 2014

"Save Me From Myself" di Simon McCandless Band Tratto Dall' Album "Becoming"







Daniele Cacciato


  
Brucia tra le vestigie della mia stessa sostanza, ogni ricordo, ogni singolo momento.
Ed è ripetizione questa nostomania che puzza di mancanza e che nemmeno il vino riesce a temperare.
Il postumo conseguente è l’ansito crudele al solo pensiero di quel tuo scorrermi addosso, cellula contro cellula, materia contro materia, nella saliva che consacra la carne.
Invece respiro solitudine nel silenzio dei miei talenti, così come la nebbia pesante che ne amplifica la percezione.
“Dannati per un giorno o una vita che importa…
ci siamo già morsi le labbra e bevuti gli occhi mille volte.
Il mio sangue chissà in quale altra vita è scorso nelle tue vene.
In quale stella sono andato a dormire ieri per farti luce
In quale cicatrice del tuo corpo porti i miei segni... “
Già te lo scrissi e te lo confermo.
Ma il mondo, si sa, è liturgia del non senso che reclama rivalsa e che spazio cerca, tra le intercapedini del rito e del vivere plausibile.
Arrivederci amore mio, al prossimo viaggio, al prossimo frantumo, al prossimo “ritrovarsi”.



"parole scritte tra la nostalgia del "non esserci" ed il rosso rubino di un nero d'avola Triskelé d'annata"




venerdì 21 marzo 2014

"la giornata positiva per l'uomo positivo" di Paolo Tiberi


“Che bel sole!”
Mi stiracchiai felice osservando il cielo limpido e luminoso. Era un periodo nel quale bastava davvero poco a farmi comparire un sorriso sulle labbra. Grattandomi la pancia con soddisfazione mi diressi verso il salotto, dove, se la memoria non m’ingannava, avevo lasciato le sigarette la sera precedente.
Canticchiando e fischiettando lanciai i cuscini del divano in aria, cercando il pacchetto nascosto. Ero davvero di buon umore. Una nuova giornata meravigliosa era appena iniziata, e volevo goderne ogni istante. Volevo bermi ogni secondo di sole e fumarmi una sigaretta, ma il pacchetto non voleva saperne di saltare fuori. Quindi iniziai a cantare più forte, stringendo leggermente le labbra e irrigidendo un poco le guance.
“Trallallà, il pacchetto dove sta, chi lo sa!”
Fottuto pacchetto bastardo semivuoto dammi una maledetta sigaretta.

Trovato! Ehehehe! Non era in salotto, l’avevo lasciato in bagno. Già che c’ero, optai per una piccola sosta.
Poi mi lavai i denti, spazzolino, colluttorio, di nuovo spazzolino, di nuovo colluttorio, sciacquo, risciacquo, spazzolo senza dentifricio, terzo risciacquo. Tolgo il tappo del lavandino per pulire bene e togliere residui di dentifricio.
Splendido. Tappo del dentifricio bloccato nello scarico del lavandino.
“Trallallero trallallà che giornata che sarà, toglierò il tappettino dallo scarico del lavandino, trallallero trallalaaaà”, cantavo, cercando da qualche parte in quel maledetto bagno un accessorio utile alla causa. Optai per una piccola lima. Come un esperto scassinatore rimossi l’intruso dallo scarico del lavandino.
Sorrisi soddisfatto. L’impresa meritava una sigaretta.
Mi diressi verso la cucina. Essendo storicamente privo di accendini e rassegnato a restarne privo vita natural durante, le mie sigarette le accendevo utilizzando i fornelli.
Aprii la finestra per godermi quel bel sole. Squillò il telefono.
Seccatura. Andai a rispondere, lasciando la sigaretta appena accesa nel posacenere.
Non avevo più molta voglia di cantare. Mi tenne al telefono per quasi un ora, tempestandomi di parole per me prive di significato, ma sostanzialmente corrette. Non avevo opzioni di risposta. Tanto non avevo neanche la possibilità di controbattere. Fine.
La prima sigaretta della giornata se l’era fumata il mio posacenere. Ne accesi un’altra, non ne avevo molte. Questa, poi, era anche bagnata. Odio queste cose.
Iniziavo a riconsiderare l’idea di quanto bella fosse la giornata, tra minuscoli incidenti domestici minatori e telefonate affettivamente drammatiche. Avrei preferito la sveglia si fosse rotta e fuori avesse diluviato.
Ma io sono una fottuta cazzo di persona positiva, e nulla può intaccare il mio buon umore per più d’un quarto di cazzo d’ora. Adoro convincermene. Avevo un sorriso da Jocker, sperai non passasse Batman da quelle parti. Avevo voglia di fumare. Tornai in cucina, riaccesi il fornello, mi piegai e accesi la terza sigaretta della mattina. Era la terza cazzo di sigaretta che accendevo e, perdio, non ero ancora riuscito a godermene una. Nel far ciò scivolai su una misteriosa e anomala pozza di sostanze organiche(uova?). Cercai di restare in equilibrio, sostenendomi a…qualsiasi cosa. Col piacevole risultato che “qualsiasi cosa”cadde in frantumi a terra, lasciandomi d’un colpo senza bicchieri e piatti, ma compensandomi con un poco estetico ematoma intorno l’occhio destro. Provai a rialzarmi lentamente. Respirai.
“Cal-ma-ticazzo cal-ma-ticazzo”. Un istante, una frazione di secondi dopo, vidi una fiamma dietro la mia schiena tentare d’avvolgermi. Il mio fottuto cazzo di bastardo d’un pigiama a righe largo aveva preso fuoco col fornello acceso. Saltellai per casa gridando, cercando di sfilarmi l’indumento.
Mi sedetti a terra, con l’intenzione di non fare più nulla fino allo scoccare della mezzanotte.
Ma prima volevo riuscire a fumarmi una cazzo di sigaretta, era chiedere troppo?
Come non detto, era troppo. Avevo finito il pacchetto. Decisi che sarei uscito a comprarle, approfittando del bel sole per fare una bella passeggiata. E, già che c’ero, avrei comprato una scorta d’accendini per tutto il prossimo anno.
Zoppicando mi vestii, inforcai gli occhiali da sole per coprire l’occhio malridotto e uscii.
Scesi le scale.
Risalii le scale per prendere l’ombrello nell’appartamento. Cazzo, pioveva.
Magari, se mi fossi ricordato di prendere anche le chiavi di casa…e magari telefono e portafogli…

Io AMO affrontare le difficoltà con il mio ADORABILE, fottutissimo SORRISO.

AMO.


"Exploited" di Diego Laino








martedì 18 marzo 2014

"Mia Dolce Fatina" di Milly Nicotera

Leggiadra
come una farfalla,
libri nell' aria 
voli...
e incertezze della vita.
Solare,
empia di gioia
e tenerezza infinita,
dipingi il silenzio
con la tua luce...
Nello sguardo dei tuoi occhi
il sorriso, la voce
e il vibrar di coscienze,
mentre impagini sinfonie
e suoni d' anima
con sublimati canti!


                                                                                                         A mia nipote Maria Grazia