sabato 26 luglio 2014

"Monica Bellucci" di Vito Giuseppe Ferrulli




                                                  ...Work in progress...







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mercoledì 9 luglio 2014

"Dama con il basco" di Vito Giuseppe Ferrulli






                                                                     ...work in progress...







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venerdì 20 giugno 2014

"Johnny Depp" di Vito Giuseppe Ferrulli


                                                                                                                                                ,                
                                                                                                 
                                ...video work in progress...
                 
                                                                          
                                                                                                         ...disegno con penna a sfera...




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domenica 15 giugno 2014

"Charles S. Chaplin" di Giuseppe Vito Ferrulli





   
       

                                                                                                       ...disegno con penna a sfera su carta liscia...



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giovedì 12 giugno 2014

"Il Viale dei Cipressi" di Giorgio Della Monica



                                                 ...tecnica mista su foglia d'oro 40 x 80...







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Pagina Facebook: Giorgio Della Monica


lunedì 19 maggio 2014

mercoledì 23 aprile 2014

"La Valle dei Ricordi" di Francesco Casuscelli

Tutte le volte che sogno di te
mi ricordo la mia campagna quella dell’infanzia
quella che mi porto dentro,
quando nei suoi profumi perdevo i giorni,
nella sua polvere correvo nel sole, con la terra sulla pelle.

Nella valle trovavo le ore segnate dalle ombre
e lasciavo scorrere le mie canzoni nell’eco.
Sotto la sua ombra cullavo i miei desideri
giocando con la sabbia e leggendo le avventure dei  fossili
La solitudine svaniva nel fischio dei merli,  
nel canto graffiante delle cornacchie,
nel battito delle ali che celavano le nuvole.  

Se avessi ascoltato il tuo silenzio
mi sarei svegliato correndo ad inseguire i ricordi sfumati.
Ma del futuro non ho capito il segreto
ho solo inseguito un sogno e,
in quel sogno mi sono svegliato stanco e sudato
senza potermi fermare.

Adesso, continuo a camminare ma non sono più solo
sotto la tua luce i miei passi hanno finalmente trovato la loro strada.



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mercoledì 16 aprile 2014

"L'uomo senza volto...esistenze appartate" di Elisabetta Pedata Grassia



Il percorso era sempre lo stesso. Il parco nuovo dove i bambini senza maglia giocavano mettendo la pelle alla mercè del sole cocente; le donne che non potevano permettersi vacanze esotiche, come matrone antiche filavano i loro discorsi all'ombra degli alberi, mentre i più piccoli ritornavano da loro con i volti rigati dalle lacrime, con le ginocchia sbucciate. Era il segno dell'estate, l'apertura di finestre e porte sui pianerottoli anneriti dal fumo delle braci. Il fuoco nel fuoco dell'aria silenziosa, dava l'idea che infondo il tempo non esistesse. Come se tutte le cose, gli eventi, i dolori e le gioie delle stagioni passate non fossero mai esistiti. Questo era l'estate un'immemore distesa di biancore e sospensione. 

La parte retrostante del parco dava su una piccola cappella, lì opulenta e bizantina si ergeva la Madonna della scuola. Un raccordo di due strade differenti: il sacro deserto del raccoglimento e il ritrovo di quelli che il paese definisce '' i tossici'' . 

Quello però era il giorno dell'uomo senza volto. La macchina era parcheggiata alla rinfusa, come si fosse fermato di scatto senza manovre, un'urgenza che avrei capito solo dopo. 

In macchina addormentato c'era un ragazzino con la bava cristallizzata agli angoli delle labbra e le mani piccole da neonato. 
Sotto la cappella c'era l'uomo senza volto con le mani giunte. Non era seduto o raccolto nella calma, somigliava alla sua auto gettata lì a caso, nella fretta, nell'urgenza. Oscillava come un pendolo e anche lui piangeva, come i bambini del parco. Ma i vestiti non erano laceri e le ginocchia non erano sbucciate. 

Quindi anche questo era l'estate.
L'osservazione del mistero che si propagava in ogni dove .Del dolore esposto sotto la luce indiscreta e violenta del sole.



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martedì 15 aprile 2014

"Il Giorno della Memoria" di Paolo tiberi



Un bel giorno A.F. si svegliò sentendosi più strano del solito. S’alzò dal letto, andò in bagno. Accese la radio. Sagge persone discutevano in un programma radiofonico. Esprimevano parole di speranza per un futuro migliore, augurandosi che gli orrori del passato non possano verificarsi nuovamente un domani più o meno lontano.

A.F. odiava il Giorno della Memoria.

Con la fronte corrucciata si lavava i denti.

Nel frattempo rifletteva sui morti quotidiani di cui non si parla nei programmi radiofonici. Poi pensò anche a quelli di cui si parla nei programmi radiofonici e di cui se ne fregano un po’ tutti. Sputò il dentifricio nel lavandino.

Ricominciò a spazzolarsi i denti.

Ricordò stragi più o meno celebri. Dovrebbe esserci un Giorno della Memoria ogni secondo. Dovrebbero esserci secondi della Memoria ogni giorno. Dovrebbero esserci Alberi della Memoria in ogni angolo della terra. Non è poi del tutto giusto celebrarne in pompa magna giusto un paio all’anno, più i giorni della memoria locali. Due aerei sbattono contro le Torri newyorkesi. Giusto non dimenticare. L’eccidio degli Ebrei. Giusto non dimenticare. Gli Italiani ricordano le Fosse Ardeatine e gli Etiopi il monastero di Debre Libanos.

Chissà se i pellerossa celebrano il Giorno della Memoria. Oppure se i Selk’nam celebrano il Giorno della Memoria. I Tasmaniani celebrano il Giorno della Memoria? I Palestinesi festeggiano?

A.F. sputò nuovamente il dentifricio nel lavandino.

Tibet.

Siamo proprio forti, anche i morti classifichiamo.

A.F. rischiava seriamente di sfociare nel razzismo. Situazione capovolta rispetto alle sue normali linee guida intellettuali profondamente antirazziste.
Ma A.F. credeva anche nell’eguaglianza. E classificare i morti non è eguaglianza.
Siamo più razzisti con i morti che con i vivi.

E abbiamo davvero una memoria molto corta. Specialmente se sopravvissuti.
A.F. si sciacquò la bocca.

Uscì dal bagno pensando: “che schifo.”




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sabato 12 aprile 2014

"Poesia" di daniele Cacciato



Ingabbiato
dal mio cerchio crudele,
guardo, al di la del fuoco,
il mondo 
desiderandone l’alito.

Mani gentili
mi invitano 
al convivio di una vergine 
macchiata di sangue.

Le mani allungo
a rubarne i pensieri,
ma la vampa del rogo
brace
farà delle mie carni

quando
il vento di maestrale
disperderà
le sterili ceneri

del mio essere,
a stento,
un miraggio soltanto.


                                                                         
                                                                        

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venerdì 11 aprile 2014

"Luna Piena" di Francesco Casuscelli



Piena di luce
magnifica osservi
sussurri le storie
per un lieto riposo

un fascio platinato
lasci scendere su di noi
perchè la tua bellezza
non turbi quella delle stelle






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mercoledì 9 aprile 2014

"Storie d' Estate" di Sonnie Demone Cuorleone (Silence)



Ritorna quell'estate calda,
come quella prima e quella prima ancora..
Ritorna quel calore umido,
quella voglia di sentire..
anche solo per pochi attimi fuggenti,
..un brivido di fredda passione.

Ritorna quella storia,
la storia di noi due
anche se in realtà
noi due non siamo mai esistiti,
almeno non come nelle mie brame,
brame che rispecchiano i tuoi occhi in ogni mia calda notte.

Tu. Ritorni in ogni estate,
prendi in affitto quel posto
che è sempre stato tuo,
nessuno ha mai sostato in quell'appartamento
perchè chiunque avesse voluto
non avrebbe mai trovato lo spazio necessario.

Ci siete tu ed i tuoi capelli d'oro,
Prepotentemente impiantati nei giorni d'estate,
tu ed il tuo portamento,
i tuoi tacchi a spillo percossi al ritmo del mio battito,
ma voi non sapete di essere lì, non lo sapevate.

Ogni notte dormi tra le mie braccia,
Ogni notte ti accarezzo i capelli,
ogni notte ti osservo respirare
mentre io attraverso le ciglia, chiuse dal sonno,
per riuscire a vedere i tuoi occhi
che illuminano il buio di quelle notti d'estate;

ogni dannata Notte,
Quella notte che è Signora rivelatrice e illusionista dei miei desideri.
quella notte criminale, quella notte delicata.
in quelle notti, la tua voce fa da sottofondo ad ogni mio respiro,
ed ogni mio respiro è un sospiro di speranza.

Forse, anche stanotte dormirai accanto a me.




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martedì 8 aprile 2014

"Il Tuo Ricordo" di Francesco Casuscelli



Esiste un silenzio fatto di ricordi,
ricordi che ci accompagnano,
specialmente in quei giorni legati con l’eternità.
Mi piace raccontare di te, di noi 
adesso che sei un angelo,
posato sulla mia spalla.
Leggero volasti via in una notte silente,
solitario, in quella solitudine tua fedele compagna di vita.
Mi consola pensare che i tuoi occhi
passarono dal sonno terreno
a quello eterno, senza l’ultimo battito di ciglia.
Quando ti raggiunsi ormai eri solo aria
la crisalide ormai vuota giaceva serena.
Ritorni spesso, il tuo ricordo mi accarezza i capelli ormai grigi 
 avvolto nel tuo sorriso, quel sorriso che regalavi spesso.
Sento nei  sussurri le tue parole
pacenzia mi dicevi spesso
mi suggerivi "devi avere pacenzia" per accettare i doni aspri della vita.
Quel tuo sguardo compassionevole,
lo sento osservarmi in silenzio.
Adesso, vai nel campo del Signore con i tuoi segugi,
senti il profumo dei fiori che circondano i tuoi passi,
in quel campo voglio ritrovare il tuo sorriso e
il tuo abbraccio.
Vieni ancora a trovarmi nei miei sogni.



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giovedì 3 aprile 2014

"Un Tantinello Esagerato" di Paolo Tiberi



Ok. Lo ammetto. Ho un tantinello esagerato.
Ma non volevo certo finisse così! Doveva essere una giornata mediamente moscia, un salto in facoltà, un paio d’ore in palestra, un paio d’ore sui libri, cena solitaria, tivù, letto.
Allora, mi chiedo, che male ci sarà, mi compro una bottiglia di vino e mi guardo qualcosa di divertente.
Io che diavolo ne sapevo?
Così trascorre la giornata mediamente moscia, mi metto in mutande, metto a bollire l’acqua.
Canticchio. Dadadumm. Trallallà.

Stappo il vino. Voglio un bicchiere mentre cucino.
L’acqua è sul fuoco; io me ne sto, sigaretta e bicchiere.
Divino.
Zapping.
Dadadumm.

Va bene, confesso, l’acqua non ne vuole sapere affatto di bollire, così, e neanche me ne sono accorto, mentre Crozza mi fa sbudellare dal ridere, io m’ero già scolato mezza bottiglia.

Il mio piatto principe, d’una semplicità allucinante:
mentre l’acqua bolle, o ci prova, affetto i pachino e mi metto a soffriggere l’aglio.
Lentamente. Aggiungo i pachino, aggiungo peperoncino piccante a cucchiaiate. E se mi va anche il basilico.

Bicchierino.

Quando, finalmente, ecco il vapore acqueo che si divincola, tentando disperatamente di evadere dalla pentola, facendo tremare il coperchio.
Vermicelli.

Dodici cazzo di minuti! Ho fame!

Bevo.

Cena regolamentare, troppo buona la mia pasta.
La bottiglia è quasi finita.
Manca un bicchiere, ancora, giusto per chiudere la cena.
Con la sigaretta post-cena.

Poi, ecco, t’irrompono i ragazzi in casa. Così, mentre il tuo prospetto è:
  1 )gettarsi in mutande sul letto;
  2)stop. Fine del collegamento;
ti trovi catapultato in una birreria.

Bevo per inerzia. Alla seconda pinta sono già da buttare.
Invece, dopo la terza, mi ritrovo in un altro locale, ignorando come diavolo ci sia arrivato.

Tutti ballano.
Una s’avvicina: “balliamo?”
Io già è tanto se riesco a camminare.
Buttiamo via un po’d’alcol muovendoci. Credo.

Ma quel Long Island…                                                                                                                                                                                                era sconvolgentemente buono.
Sul serio, è raro trovarne
                   di così
                                                 buoni.

Ho bisogno d’aria, quindi esco un attimo.

Il problema        
                          è che cammino  un po’ così,
                                                                               non so
                                                                                               bene se capite cosa
                                                                                                                                 intendo.

Ehm.
Salve.

Sapete, si fanno strani incontri, a volte. Ma penso che questa ragazza l’ho vista già parecchie volte, in vita mia.

È mia sorella.

Quella stronza. Ehm.
Con la mia ragazza. Lei è discretamente incazzata.

Non capisco bene perché s’agita tanto.
Non capisco neppure ciò che dice.
Ma forse non ce l’ha con me.

Aspetta un attimo, come sono finito sdraiato su questa panchina, e, soprattutto, a chi appartengono le gambe sulle quali ho comodamente appoggiato la mia testa?

Ho un istante di pausa mentale.

Devo avere un viso discretamente interdetto.

Mi sono perso qualche passaggio.


Amore, io questa qui non ho la minima idea di chi sia.
E non so assolutamente come la sua mano sia finita sui miei capelli, né come sia finito io sulle sue gambe.
Ti giuro, amore, non so perché la patta dei miei pantaloni sia aperta.
E quello che ho sul collo è certamente dermatite, non certo un succhiotto.
No tesoro, non è rossetto quello sul colletto della camicia. Sarà sugo.
Ah, è viola, allora sarà marmellata.
Sì amore, ho scoperto le importanti qualità nutritive della marmellata, ora non ho idea di come farei a vivere senza, né come abbia fatto a sopravvivere non avendone mangiato finora.
No tesoro, non sono ubriaco, ho bevuto giusto un bicchierino.
No, cara, non ti sto prendendo per il culo.
Come puoi pensare una cosa del genere.

Ceffone.

Sono stupito.

Ho idea che non se la sia bevuta.

Lei non se l’è bevuta, io forse un po’ troppo.

Ho esagerato un tantinello.




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