Ok. Lo ammetto. Ho un tantinello esagerato.
Ma non volevo certo finisse così! Doveva essere una giornata mediamente moscia, un salto in facoltà, un paio d’ore in palestra, un paio d’ore sui libri, cena solitaria, tivù, letto.
Allora, mi chiedo, che male ci sarà, mi compro una bottiglia di vino e mi guardo qualcosa di divertente.
Io che diavolo ne sapevo?
Così trascorre la giornata mediamente moscia, mi metto in mutande, metto a bollire l’acqua.
Canticchio. Dadadumm. Trallallà.
Stappo il vino. Voglio un bicchiere mentre cucino.
L’acqua è sul fuoco; io me ne sto, sigaretta e bicchiere.
Divino.
Zapping.
Dadadumm.
Va bene, confesso, l’acqua non ne vuole sapere affatto di bollire, così, e neanche me ne sono accorto, mentre Crozza mi fa sbudellare dal ridere, io m’ero già scolato mezza bottiglia.
Il mio piatto principe, d’una semplicità allucinante:
mentre l’acqua bolle, o ci prova, affetto i pachino e mi metto a soffriggere l’aglio.
Lentamente. Aggiungo i pachino, aggiungo peperoncino piccante a cucchiaiate. E se mi va anche il basilico.
Bicchierino.
Quando, finalmente, ecco il vapore acqueo che si divincola, tentando disperatamente di evadere dalla pentola, facendo tremare il coperchio.
Vermicelli.
Dodici cazzo di minuti! Ho fame!
Bevo.
Cena regolamentare, troppo buona la mia pasta.
La bottiglia è quasi finita.
Manca un bicchiere, ancora, giusto per chiudere la cena.
Con la sigaretta post-cena.
Poi, ecco, t’irrompono i ragazzi in casa. Così, mentre il tuo prospetto è:
1 )gettarsi in mutande sul letto;
2)stop. Fine del collegamento;
ti trovi catapultato in una birreria.
Bevo per inerzia. Alla seconda pinta sono già da buttare.
Invece, dopo la terza, mi ritrovo in un altro locale, ignorando come diavolo ci sia arrivato.
Tutti ballano.
Una s’avvicina: “balliamo?”
Io già è tanto se riesco a camminare.
Buttiamo via un po’d’alcol muovendoci. Credo.
Ma quel Long Island… era sconvolgentemente buono.
Sul serio, è raro trovarne
di così
buoni.
Ho bisogno d’aria, quindi esco un attimo.
Il problema
è che cammino un po’ così,
non so
bene se capite cosa
intendo.
Ehm.
Salve.
Sapete, si fanno strani incontri, a volte. Ma penso che questa ragazza l’ho vista già parecchie volte, in vita mia.
È mia sorella.
Quella stronza. Ehm.
Con la mia ragazza. Lei è discretamente incazzata.
Non capisco bene perché s’agita tanto.
Non capisco neppure ciò che dice.
Ma forse non ce l’ha con me.
Aspetta un attimo, come sono finito sdraiato su questa panchina, e, soprattutto, a chi appartengono le gambe sulle quali ho comodamente appoggiato la mia testa?
Ho un istante di pausa mentale.
Devo avere un viso discretamente interdetto.
Mi sono perso qualche passaggio.
Amore, io questa qui non ho la minima idea di chi sia.
E non so assolutamente come la sua mano sia finita sui miei capelli, né come sia finito io sulle sue gambe.
Ti giuro, amore, non so perché la patta dei miei pantaloni sia aperta.
E quello che ho sul collo è certamente dermatite, non certo un succhiotto.
No tesoro, non è rossetto quello sul colletto della camicia. Sarà sugo.
Ah, è viola, allora sarà marmellata.
Sì amore, ho scoperto le importanti qualità nutritive della marmellata, ora non ho idea di come farei a vivere senza, né come abbia fatto a sopravvivere non avendone mangiato finora.
No tesoro, non sono ubriaco, ho bevuto giusto un bicchierino.
No, cara, non ti sto prendendo per il culo.
Come puoi pensare una cosa del genere.
Ceffone.
Sono stupito.
Ho idea che non se la sia bevuta.
Lei non se l’è bevuta, io forse un po’ troppo.
Ho esagerato un tantinello.
Link Utili: