sabato 22 marzo 2014

Daniele Cacciato


  
Brucia tra le vestigie della mia stessa sostanza, ogni ricordo, ogni singolo momento.
Ed è ripetizione questa nostomania che puzza di mancanza e che nemmeno il vino riesce a temperare.
Il postumo conseguente è l’ansito crudele al solo pensiero di quel tuo scorrermi addosso, cellula contro cellula, materia contro materia, nella saliva che consacra la carne.
Invece respiro solitudine nel silenzio dei miei talenti, così come la nebbia pesante che ne amplifica la percezione.
“Dannati per un giorno o una vita che importa…
ci siamo già morsi le labbra e bevuti gli occhi mille volte.
Il mio sangue chissà in quale altra vita è scorso nelle tue vene.
In quale stella sono andato a dormire ieri per farti luce
In quale cicatrice del tuo corpo porti i miei segni... “
Già te lo scrissi e te lo confermo.
Ma il mondo, si sa, è liturgia del non senso che reclama rivalsa e che spazio cerca, tra le intercapedini del rito e del vivere plausibile.
Arrivederci amore mio, al prossimo viaggio, al prossimo frantumo, al prossimo “ritrovarsi”.



"parole scritte tra la nostalgia del "non esserci" ed il rosso rubino di un nero d'avola Triskelé d'annata"




Nessun commento:

Posta un commento